COMUNICATO PIRATA – La “Direttiva green” ci piace, ma chi paga?

Lo diciamo subito, a noi la Direttiva EU per le case green piace. Ci piace l’idea di spendere meno di gas per riscaldarle, spendere meno di elettricità per raffrescarle e via dicendo. Ci piace anche pensare che ognuno di noi, nel suo piccolo, può fare qualcosa per l’ambiente in cui vive.

Però…

Però passata la sbornia del superbonus 110%, che ha devastato i conti pubblici e favorito soprattutto coloro che potevano permettersi i lavori anticipando i cospicui capitali necessari a fronteggiare l’aumento del costo dell’edilizia, vedendo a fronte di oltre 140 miliardi di € (la cifra potrebbe anche crescere) un miglioramento solo del 6% dei condomini e del 3,5 degli edifici residenziali, chi chiediamo CHI PAGHERA’ QUESTE “NUOVE” CASE GREEN, soprattutto in un Paese con un patrimonio edilizio sempre più vecchio e inadeguato.

Eh già, perché i propositi sono sicuramente condivisibili ma il percorso per raggiungerli, peraltro demandato ai singoli stati membri (e permetteteci, considerando i pregressi, un brivido di terrore), non ci convince affatto.

A cui si aggiunge, e non è un dato da sottovalutare, il sempre più ridotto potere di acquisto degli Italiani, dettato da stipendi fermi al palo davanti a una esplosione dei costi dei beni, compresi materiali edili.

Questa direttiva assomiglia molto al famoso “armatevi e partite”, in cui all’imposizione di propositi sicuramente condivisibili non si affiancano le risorse economiche e organizzative necessarie a raggiungerli.

Le imminenti elezioni europee, per le quali le forze politiche sono già in fibrillazione per le candidature senza però sbilanciarsi troppo sui contenuti programmatici (sfidiamo chiunque a dirci cosa intendono proporre e sostenere al Parlamento Europeo i nostri magnifici politici), dovrebbero essere l’occasione per affrontare i nodi delle grandi riforme strutturali necessarie al Paese, per le quali peraltro sembrano naufragare anche le speranze legate ai miliardi del PNRR.

Insomma, anche stavolta la ricerca di facile consenso sulla pelle dei cittadini rischia di lasciare dietro di sé l’ennesimo disastro e ci piacerebbe leggere, da parte delle forze politiche impegnate nella campagna per le Europee, risposte chiare su come si intenda finanziare questa transizione e a spese di chi e di cosa.

Ahoy!

Siena Pirata